Tra gli indicatori meno trattati abbiamo quelli che si rivolgono al volume di scambio. In realtà sarebbe molto proficuo relazionare i dati delle nostre analisi ai dati sui volumi, ma il più delle volte il trader sorvola l’argomento per concentrarsi sui movimenti puri
delle charts. Dunque stavolta ci occupiamo di un interessante indicatore: le Bande di accelerazione (Acceleration Bands) o tecnicamente parlando AB.
L’ideatore di questo indice è stato Headley, che voleva trovare un modo per ottenere i massimi profitti entrando nel mercato al momento più opportuno (inizio del trend), per poi uscirne appena il trend si fosse sgonfiato. Chiaramente questo rappresenta il sogno di ogni trader, che non può nè potrà mai, a rigor di logica, essere pienamente realizzato.
Il principio su cui si basa l’AB è che si dovrebbero aprire posizioni quando il prezzo rompe la banda superiore o quella inferiore dell’indicatore, in modo simile a quanto avviene con le bande di Bollinger. Le bande sono tarate su una media mobile semplice a 20 periodi e le bande superiore e inferiore sono equidistanti da tale media.
La rottura della upper band (banda superiore) è un segnale molto forte di possibile trend long, ma non basta: con questo indicatore il segnale di entrata arriva quando il prezzo chiude per 2 volte consecutivamente sopra (nel caso già visto) la banda, oppure 2 volte sotto la banda inferiore. La chiusura della posizione avviene con la prima barra che chiude al di sotto della banda superiore, oppure se siamo andati short al di sopra della banda inferiore.
Anche se l’AB può essere implementato in vari timeframes, il consiglio è quello di non uscire da quelli giornalieri, settimanali o mensili. Con timeframes inferiori la rottura delle bande non può essere presa in seria considerazione come punto d’ingresso, ma
solo come livello di resistenza o supporto.