Diversamente dagli oscillatori tradizionali, l’Ultimate Oscillator combina l’azione dei prezzi in 3 tipi diversi di periodi, e si prefigge lo scopo di definire con maggior forza la possibilità di inversione di trend. Il calcolo con cui è stato definito si basa sul minimo giornaliero o la chiusura del precedente giorno. Da qui viene sviluppato un quoziente di pressione che viene intersecato con una True Range giornaliera. Poi vengono sommati i quozienti di pressione dei 3 timeframes, i True Range dei 3 timeframes e infine ne esce il nostro indice.
I periodi di tempo utilizzati sono rappresentativi di fasi di breve, media e lunga gittata, per un calcolo e una stima più profondi un semplice oscillatore. Solitamente i perni sono 7-14-28 periodi. Un’altra particolarità è insita nella sovrapposizione dei perni: tutti e 3 i periodi sono compresi nel calcolo, per cui il time frame a 28 periodi ingloba anche quello a 14 e quello a 7.
Come per gli altri oscillatori, siamo in presenza di una chart con range da 0 a 100, le cui zone di overbought e oversold sono definite dalle zone oltre i 70 e i 30. In fase di trading si agisce in caso di divergenze tra il grafico dei prezzi e quello dell’indicatore. In particolare abbiamo un forte segnale long se, nel caso di divergenza, l’oscillatore ha un nuovo picco subito dopo che il prezzo segna un nuovo minimo e l’oscillatore non segna un nuovo minimo.
L’inversione di trend tipica avviene quando l’oscillatore sale sopra i 70 e poi scende sotto i 45: l’ideatore Larry Williams parlava di segnale ribassista favorevole in caso di picco minimo del prezzo non supportato dall’Ultimate, dopo che l’oscillatore supera i 50 durante questa divergenza e poi ricade in un nuovo minimo.