Si tratta di un’attività diffusa ovunque (in Italia e nel mondo) e che in generale fa riferimento a due tipologie di allevamenti :
gli allevamenti amatoriali;
quelli professionali, cioè, improntati come una vera e propria impresa a tutti gli effetti.
Aprire un allevamento di cani. Le tipologie di allevamento.
Le differenze fra le due soluzioni sono legate a questi aspetti
un allevamento amatoriale è di dimensioni ridotte (poche fattrici, in genere, non superiori a 5) e quindi, anche la struttura dell’impianto ed il giro di affari potenziale è tutto sommato limitato.
Dal punto di vista fiscale ed amministrativo, un allevamento amatoriale non è tenuto all’iscrizione alla Camera di Commercio, all’apertura della Partita Iva e quindi, può rappresentare una base per cominciare ad entrare in questo mondo per quei neo imprenditori che vogliono sperimentare una fase transitoria con l’obiettivo di iniziare gradualmente.
Dal punto di vista degli obblighi sanitari, le cose invece non cambiano.
I cuccioli vanno vaccinati entro le prime settimane di vita e la struttura deve essere idonea per ospitare gli animali.
Per quanto riguarda l’attenzione e l’impegno, oltre che alla promozione dell’attività, anche in questo caso, non ci sono differenze sostanziali fra allevamento amatoriale e professionale se si vogliono raggiungere obiettivi di alto livello.
La maggioranza di allevamenti si sono specializzati in una determinata razza canina, alcuni, ne portano avanti anche due contemporaneamente.
Non è comunque facile riuscire ad allevare e far crescere un progetto di allevamento con più razze contemporaneamente.
Occorre quindi avere esperienza ed è bene all’inizio, concentrarsi su una tipologia unica.
Partendo da una piccola struttura e poi svilupparla in maniera progressiva, si può cominciare con un investimento limitato che nel tempo tende poi a crescere mano a mano che il progetto prende piede e diventa così un piccolo business operativo a tutti gli effetti.
Abbiamo già accennato ai costi della vaccinazione, oltre a tutti i controlli sanitari e medici obbligatori e quelli straordinari.
A queste spese, aggiungiamo l’alimentazione per i cani che in un allevamento, rappresentano una delle primarie voci di uscita.
Non dobbiamo dimenticare anche i costi inerenti la gestione ordinaria dell’impianto (pulizia, acqua, ecc.).
Un altro importante onere che un allevatore professionista deve sostenere è quello della partecipazione alle gare e mostre, sia in Italia che all’estero.
Esiste un sistema di valutazione relativo alla qualità dell’animale che l’allevatore deve sempre tenere presente per poter operare sul mercato.
Partecipare quindi a queste manifestazioni è fondamentale per gestire un’impresa in questo ambito.
Questo però significa anche dover far fronte ad una serie di costi di logistica (trasferte, residenza in varie località, ecc.) che influiscono molto sul bilancio dell’attività di un allevamento professionale.
Chi si vuol lanciare in questo settore, dovrebbe disporre di alcune conoscenze basilari per poter cominciare in maniera adeguata.
Si consiglia comunque di contattare l’Ente Nazionale Cinofilia Italiana per poter ottenere tutta la documentazione per cominciare questa attività.
Sarebbe utile anche visitare qualche allevatore e raccogliere una serie di suggerimenti, anche per farsi un’idea più concreta di questo tipo di impresa.