n Italia, esistono attualmente parecchi e differenti allevamenti di tacchini in quanto questo tipo di carne, è sempre più apprezzata dagli italiani che la stanno affiancando al tradizionale pollo nell’ambito delle carni bianche.
Come ogni tipo di allevamento, anche quello del tacchino, presenta delle peculiarità specifiche connesse con alcune esigenze e caratteristiche dell’animale stesso ma anche collegate al ‘fattore business’, ossia, alle regole che amministrano questo tipo di produzione e commercio di carne.
Aprire un allevamento di tacchini. Le varie tipologie di impianti.
Come già accade in altri allevamenti, sostanzialmente, ci sono due tipologie principali di allevamento :
le produzioni intensive che prevedono l’esistenza di impianti ‘industriali’, cioè dotati di macchinari, sistemi automatizzati (per alimentare, dissetare, riscaldare, arieggiare, ecc.) con tempi e regole di produzione standard che permettono al produttore in un numero certo di giornate (ed anche di costi) di portare sul ‘mercato’ gli animali prodotti.
Si tratta di importanti allevamenti dai quali proviene in genere il rifornimento alla ristorazione tradizionale, ai centri commerciali, alla grande distribuzione nel suo complesso, al settore ‘mense e catering’, ecc.;
le piccoli produzioni di tacchini realizzate presso allevamenti gestiti da produttori indipendenti che privilegiano modalità e tempistiche ‘meno rigide’, utilizzando anche alimenti di tipo naturale, con spazi normalmente superiori a disposizione dell’animale per la sua crescita e riproduzione.
Esistono differenze fra le due formule che si ripercuotono poi su una serie di aspetti :
i costi di produzione.
Questi, sono diversi e per quanto riguarda la produzione standardizzata, sono ben definiti (ad eccezione di eventi e situazioni particolari, ovviamente.);
i tempi con cui gli animali vengono cresciuti ad ‘avviati’ alla vendita.
La produzione nei piccoli allevamenti ‘biologici’ ed all’aperto, prevede tempistiche maggiori in ogni caso;
gli investimenti a carico del produttore per la realizzazione dell’impianto.
Costruire un impianto per migliaia o decine di migliaia di tacchini richiede importanti apporti di capitale e talvolta, le stesse industrie investono nella costruzione di queste imprese, affidando successivamente la gestione a gerenti e conduttori che operano per conto dei titolari in situazione di autonomia parziale;
il canale commerciale diversificato per i due tipi di allevamento.
I grandi impianti, hanno già destinato a priori le produzioni ad un mercato ben definito.
La produzione viene ‘ritirata’ automaticamente dai distributori a prezzi definiti.
Per i piccoli produttori, esiste invece la necessità di crearsi una canale diretto ed autonomo per distribuire il frutto della produzione;
in molti casi la stessa figura del gestore dell’allevamento che nel caso di impianti di tipo ‘standardizzati’, può essere anche un semplice gerente che opera per un’industria alimentare titolare dell’allevamento stesso, mentre nei piccoli allevamenti, il produttore, è lo stesso titolare dell’impresa agricola;
Tra i fattori critici connessi a questo tipo di attività troviamo
il rischio malattie/epidemie che comporta (nei casi peggiori) anche l’abbattimento dei capi e la perdita dell’intera produzione, obbligando l’allevamento ad un ‘fermo attività’;
gli aumenti dei carburanti, del costo della corrente elettrica e sopratutto, dei mangimi che influiscono in maniera ‘pesante’ sulla redditività dell’allevamento.
Molto interessante.