Esistono moltissimi allevamenti di polli e galline in Italia.
Alcuni di questi, sono organizzati in maniera intensiva e puntano a produrre in ‘batteria’ grandi e medie quantità, secondo formule standard che consentono la massimizzazione dei risultati e l’abbattimento dei costi di produzione unitari (legati cioè ad ogni singolo capo di bestiame).
Altri allevamenti, hanno invece puntato su differenti obiettivi :
fra questi ad esempio, gli allevamenti bio, le piccole produzioni di uova nelle imprese agricole di ridotte dimensioni, gli animali allevati a terra, ecc..
Ogni tipologia di impresa, ha quindi adottato una formula differente in base al tipo di struttura e produzione scelta.
In fase di progettazione(ancora prima di partire con l’impresa vera e propria), è fondamentale chiarirsi sulle scelte da effettuare e verso che tipo di allevamento andare a realizzare.
Le differenze fra un tipo di produzione ed un altra, possono essere anche ampie e non riguardano solo l’aspetto tecnico della cosa ma coinvolgono sopratutto il modello di business nel senso più ampio e quindi : i margini, i costi ordinari e d’investimento, la distribuzione(la commercializzazione dei prodotti), gli investimenti da effettuare (sia in termini quantitativi che qualitativi, ecc.), ecc..
Vediamo ora quali sono i punti che un neo imprenditore deve verificare.
Allevare galline ovaiole di per se non è difficile.
L’aspetto critico ad esempio è dato dall’elevata concorrenza costituita da tutte quelle uova che giungono quotidianamente sul mercato nazionale dai grandi allevamenti situati sia in Italia che all’estero e che riescono a consegnare alla grande distribuzione, trasportando i prodotti nei tempi giusti ed a prezzi accessibili per il consumatore finale.
Talvolta, il prezzo di ogni singolo uovo, è talmente basso che per certi allevamenti di piccole dimensioni, il ricavo ottenuto, non consente di ripagare tutti i costi previsti.
Infatti, vanno tenuti in considerazione non solo le voci di costo relative alla produzione delle uova o degli animali ma anche le spese legate alla consegna dei prodotti (la distribuzione vera e propria) e tutti quegli oneri straordinari (malattie degli animali, aumenti del costo dei carburanti e dei mangimi, ecc.).
Ricordiamo poi che occorre ottemperare ad una serie voci previste dalle normative sanitarie che per un piccolo allevamento possono influire in maniera particolarmente pesante rispetto ad una grande struttura che attraverso le economie di scala riesce ad abbattere il costo unitario.
Quindi, prima di avviare un’attività, è bene documentarsi ed organizzarsi in merito, studiano un modo per vendere i prodotti attraverso canali alternativi alla distribuzione tradizionale, altrimenti, il rischio di entrare in diretta concorrenza, potrebbe favorire le grandi realtà.
Occorre però ricordare che sono parecchi ormai gli esempi di allevatori che hanno effettuato la scelta di produrre in maniera bio e si sono organizzati gradualmente, anche con l’aiuto del Web e di canali alternativi, per vendere direttamente al consumatore finale i propri prodotti.
Il rendimento di alcune razze rispetto ad altre, consente un miglioramento della produttività e questo, non è un fattore secondario quando si deve verificare la fattibilità di un progetto imprenditoriale come questo.
I margini infatti non sono elevati in questo tipo di impresa e quindi, occorre fare bene i conti sin da subito.
Abbiamo evidenziato una serie di opportunità e criticità legate al settore avicolo ma in realtà, sono estendibili in buona parte ad ogni tipo di allevamento.
Si consiglia pertanto di rivolgersi alle associazioni di agricoltori (Coldiretti, Confagricolturua, Cia, ecc.) che danni seguono queste dinamiche e certamente, sono in grado di offrire un supporto valido ed aggiornato ai neo imprenditori.