Quando la rata del mutuo diventa insostenibile per via dell’aumento dei tassi di interesse è opportuno trovare delle soluzioni che permettono di salvaguardarsi da un’ eventuale situazione di insolvenza. Una delle possibilità è quella di controllare se la banca che ha concesso il mutuo dà la facoltà di rinegoziarlo, anche attraverso l’allungamento della sua durata.
La negoziazione del mutuo consiste nell’estinguere il vecchio mutuo che ha condizioni economiche non più appetibili e nello stesso tempo accederne uno a condizioni più accettabili. Questa procedura implica la modifica di talune clausole del contratto di mutuo, quali il tasso di interesse, la durata del piano di ammortamento. Per rinegoziare il mutuo le parti (mutuatario e mutuante) devono esprimere la volontà di procedere.
Rinegoziare il mutuo presenta dei costi, pertanto è opportuno e consigliabile valutare bene le spese correlate a tale operazione e decidere se appunto procedere in tal senso. Prima del Decreto Bersani, rinegoziare il mutuo significava accollarsi delle spese quali: cancellazione d’ipoteca; spese d’istruttoria e costi notarili. Tuttavia con l’avvento del Decreto Bersani molte voci di spesa si sono annullate, snellendo oltremodo la procedura della cancellazione dell’ipoteca e bene comunque procedere ad un’attenta analisi dei costi relativi alla rinegoziazione.
Tra le variabili da tenere in considerazione per valutare la convenienza della negoziazione ci sono:
– Conoscenza del debito residuo;
– Al debito residuo va sommato l’importo di spesa per l’accensione di un nuovo mutuo;
– Ricavare l’importo della nuova rata in base alla stessa durata del vecchio mutuo;
– Confrontare le rate (vecchia e nuova), se quest’ ultima risulta più contenuta rispetto alla vecchia rata, sicuramente ci troviamo di fronte ad una rinegoziazione del mutuo conveniente.
Si tratta quindi di una decisione da prendere con attenzione.